Viviamo in una società ed in un momento storico in cui il raggiungimento del benessere è diventato l’aspirazione principale per la maggior parte delle persone.
Il benessere fisico, ma soprattutto il benessere psicologico.
Questa è chiaramente una legittima ambizione ed un segno che, rispolverando la vecchia piramide dei bisogni di Maslow, i bisogni fondamentali (come l’avere un tetto sopra la testa e qualcosa da mangiare) sono stati soddisfatti.
Il problema sorge quando andiamo ad analizzare in cosa consiste questo concetto di benessere a cui tutti aneliamo.
Ciò che viene proposto in maniera molto pressante dai mass media ma anche, ahimè, anche da una parte dei professionisti del settore è un modello di benessere visto come assenza di problemi da affrontare e assenza di emozioni negative.
In questo consiste principalmente l’illusione del benessere, ma si potrebbe dire in maniera altrettanto valida, l’illusione della felicità.
È molto diffuso infatti questo mito dell’aspirare a stare bene e dell’essere felici sempre, indipendentemente dalle situazioni. Si tratta appunto di un concetto di benessere basato sull’assenza: assenza di problemi, assenza di emozioni negative, assenza di ostacoli da superare.
Questa credenza spinge le persone alla costante ricerca di un ideale irraggiungibile che per questo diventa una costante fonte di frustrazioni e delusioni: il partner ideale, il lavoro ideale, la casa ideale, la famiglia ideale gli amici ideali e così via. Il tutto alla ricerca di una magica (ed illusoria) condizione di benessere dove finalmente tutti i miei problemi saranno risolti e potrò finalmente stare bene.
Ma quindi aspirare al benessere è sbagliato? Cosa c’è che non va nell’aspirare a sentirmi meglio? Certamente nulla. Il desiderio di migliorarsi, la crescita personale sono forse le qualità che caratterizzano maggiormente l’essere umano e lo differenziano dagli altri esseri viventi.
Il problema quindi non sta nella legittima ricerca di un migliore stato di benessere fisico e psicologico, ma del modello di benessere a cui aspiriamo. E ciò è indissolubilmente legato al modo in cui consideriamo le emozioni.
Normalmente siamo abituati a distinguere le emozioni in positive e negative, ma si tratta di una distinzione assolutamente fallace. Le emozioni non sono di principio positive o negative, sono semplicemente una parte fondamentale della nostra capacità di adattarci all’ambiente interno ed esterno, sviluppate nel corso di migliaia di anni di evoluzione.
Ad esempio, la pauraserve ad allertarci per evitare i pericoli, prepararci alla fuga oppure all’attacco. La rabbia ci segnala c’è un ostacolo che impedisce il raggiungimento degli obiettivi, ma è fondamentale per trovare l’energia necessaria per superare l’ostacolo stesso. Provare dolore è essenziale per riconoscere le situazioni che ci fanno stare male.
Le emozioni, tutte le emozioni, non sono di per sé positive o negative, ma lo diventano quando non siamo in grado di ascoltarle e gestirle e vanno completamente fuori controllo. Pensiamo al provare piacere per qualcosa, considerata la più positiva delle emozioni, la più desiderata. Questa emozione è però anche alla base di una delle più pericolose trappole dell’essere umano: la dipendenza. Tutte le dipendenze, da sostanze stupefacenti, al cibo, al sesso, alle nuove tecnologie, sono basate sull’esasperazione della ricerca del piacere fino ad arrivare ad un punto in cui per sperimentare quell’emozione siamo pronti a sacrificare qualsiasi altra cosa. Non siamo quindi più in grado di gestire questa emozione.
Il benessere a cui ognuno di noi può e deve legittimamente aspirare non è quindi basato sull’assenza di emozioni negative o sull’assenza di problemi di affrontare allo scopo di evitare l’innesco delle emozioni
La strada maestra verso un maggior stato di benessere psicologico passa attraverso la capacità di saper accettare, affrontare e gestire le nostre emozioni senza lasciarci sopraffare da esse.
Affrontare un passo alla volta le nostre paure, saper attraversare i momenti inevitabili di dolore, saper canalizzare la rabbia, saper provare piacere senza diventarne schiavi.
Questo significa migliorare il proprio benessere psicologico e quindi migliorare la nostra capacità di fronteggiare le difficoltà e le sfide che inevitabilmente ognuno di noi si trova ad affrontare.
Per un ulteriore approfondimento di questo argomento suggerisco il libro: emozioni – istruzioni per l’uso di Giorgio Nardone.
Dott. Michele Salvagno
Psicologo Psicoterapeuta a Bussolengo (VR)